Nel nostro paese sono attivi alcuni ottimi artisti, sia nel campo delle arti figurative (pittura, scultura, ceramica…) che nell’ambito poetico.
Un motivo in più per una visita….
...E QUEL DI LONDA
(Pasquale Batistoni, 1981)
Là dove…
Rincine e Moscia un sol torrente fanno,
dove partonsi i colli sovrastanti
di Varena, di Rata e Vicorati,
Londa vi sorge ed i Fondesi stanno:
il più piccol paese in mezzo a’ tanti
che Firenze ha voluto accomunati.
E boschi e vigne e floridi pescheti
di verdi alpestri, turgide vallate,
corona fanno a Londa e a quei tre colli.
E pace appare; ed i rumor son cheti.
Luogo all’opposto di città agitate
ove… unn’è ver che ci stai ben… ci crolli!
Là, ver la cima di boscosi monti
gitando in fra sentieri ciottolosi,
odi il passero cantar e il barbagianni
e la cornacchia; e i merli poi non conti
tant’essi son lungo i fossetti erbosi
e giungi in cima senza tanti affanni.
E da lassù tu spazzi all’orizzonte
l’avido sguardo di natura e sole
e di colore e d’armoniose luci,
e, contento, la mano in su la fronte
dolcemente ti passi e in te del male
il cor si libera… E maestose
ti sembran le montagne là sul fondo
e tonde e aguzze e rigogliose e stente
fanno spettacol di beltà col sole
che, rosso, in tra rosati cirri, al mondo
suoi raggi di luce e di colori tende
e di calor, che per l’uom il tutto vale!
Oppure, poco a monte del villaggio,
in luogo ameno, dolce e riposante
allegro lago puoi trovar, tranquillo,
che contento ti fa come di maggio
nel boschetto d’intorno e non distante
contento è il merlo, l’usignol e il grillo.
SEI TU PICCOLO FIUME
(Sylvana Tenaglia)
Immergo la mia mano
nel grembo cristallino
di un piccolo fiume,
e sento la vita che scorre
come frangia tra le mie dita.
Sei tu piccolo fiume,
che porti refrigerio nell’arsura
di una lunga estate!
Cavalchi i piccoli sassi
che giacciono nel tuo letto,
canneti ed alberi che si inchinano
al tuo passaggio,
uccelli da fiaba che prendono
il volo con leggiadria
dalle tue sponde,
raggi di sole che trapassano
le tue acque chiare…
E poi la notte oscura,
fasciata di silenzio.
Ma tu piccolo fiume
continui ancora la tua corsa:
confluisci in perfetta unità
in un altro fiume
e poi un altro ancora…
fino ad arrivare al mare!
E ancora sopravvivi
in altre acque,
immortale,
nel grembo dell’universo.
APRILE 1994
(Simonetta Cappellini)
Lo vedo,
è nato al lato della Casina delle Monache,
è bianco, delicato, semplice,
ma intorno
crea e infonde la vita.
Contrasto stupendo
tra la vecchiaia che si nota nella Casina
e la giovinezza del biancospino.
La Casina vecchia ha un suo fascino,
una struttura romantica
che ti porta indietro nel tempo
e ti fa fantasticare
sulla vita passata.
Il biancospino nato ora
ti dona gioia e speranza
per l’avvenire.
Tutti e due,
se sai guardare
ti aiutano a vivere.
IL MANZANI E IL RAGAZZO DI BOTTEGA
(tratto da “In quel di Londa - Racconti di gente e luoghi di Londa” di Pasquale Batistoni)
Finalmente Marco ed il “Frate” finirono di battere le spesse suola di cuoio da applicare sotto alle scarpe già consumate di alcuni contadini della zona. Le “risolature” erano all’ordine del giorno ed erano quelle che formavano il maggior reddito al proprietario della bottega. Così il cuoio, tagliato in suola e tenuto in bagno per un giorno intero, la notte veniva lasciato ad asciugare quel tanto che al mattino fosse una cosa di mezzo tra il bagnato e l’asciutto; a quel punto era al grado giusto per essere battuto e reso così più duro e resistente. E tutte le mattine una decina di paia di quelle suola venivano battute e ribattute a forza su di una pietra viva, con un pesante martello dai due operai più giovani e forti.
Finita la “battitura”, gli altri operai si guardarono con espressione di sollievo e il ragazzo che sedeva al bischetto del padrone si alzò e prese il giornale da sopra il bancone. In tutto il paese non avreste trovato un altro giornale, ma dal Manzani non c’era un giorno che mancasse: sì, a lui piaceva stare al corrente delle cose che succedevano nel mondo ed era sempre pronto a dare informazioni di qualsiasi genere a chiunque gliele chiedesse. Ora poi non aveva nemmeno da perdere tempo nella lettura: aveva il ragazzo che lo faceva per lui, ad alta voce, ed in cuor suo era contento in quanto la sua, oltre a essere la bottega del calzolaio, era anche una palestra di cultura; e di ciò ne godeva. Cosa rara nel 1890, ma lì dal Manzani era proprio così.
Il ragazzo, non alto, magro e smilzo, capelli rapati a zero, sguardo bonario ma vivace, si accomodò il giornale davanti e lesse i titoli, quindi incominciò a leggere l’articolo indicato dal padrone. Era già tanto tempo che ogni giorno faceva così, tanto che leggeva con sorprendente naturalezza facendo stare occasionali scoltatori (e ce ne stavano sempre diversi) a … bocca aperta. Ogni giorno, durante la lettura del giornale, alla figlia del padrone (chissa perché era sempre pronta) veniva lo schiribizzo di noiare in qualche modo colui che leggeva, distraendolo con ogni tipo di scherzo. Era un divertimento per tutti, ma non per Ottavio che doveva leggere e nello stesso tempo stare attento a ciò che in ogni momento avrebbe potuto subire da quella vivacissima bambina. Essa aveva sì e no dieci anni, l’unica femmina di casa Manzani, quindi il coccolino di famiglia. Il Manzani non ammetteva che i suoi operai si distraessero e perdessero tempo in chiasso, ma quando ciò era provocato dalla sua bambina, allora era tutto contento. Ad Ottavio invece, quando la vedeva apparire in bottega, non gli si rizzavano i capelli perché suo padre lo teneva sempre rapato a zero, però l’avrebbe presa volentieri, legata bene e depositata in cantina. Nonostante tutto però, quella dispettosina della figlia del padrone, la signorina Assunta, divenne la moglie di lui, di Ottavio e divise con lui i piaceri e i dolori che la vita avrebbe loro comportato; e anche molta miseria.
E insieme furono contenti.
E fu così che mio padre trovò … mia madre!